Posso portare a casa il cibo non consumato al ristorante?

In Francia, è stata introdotta la legge “doggy bag” che obbliga i ristoratori ad offrire ai clienti la possibilità di portare via il cibo avanzato. In Italia, è in aumento il numero di attività di somministrazione alimentare che offrono contenitori per l’asporto dei cibi rimasti.

Ormai da anni il fenomeno dello spreco alimentare è in continua crescita al punto da raggiungere anche in Europa livelli molto alti.

L’Unione Europea, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile indicati nell’Agenda 2030, ha presentato una proposta di legge che prevede la riduzione del fenomeno in misura pari al 30% per ristoranti, servizi alimentari e famiglie.

In Europa la Francia, nell’anno 2016 ha introdotto la legge c.d. doggy bag in forza della quale i ristoratori sono tenuti ad assicurare ai propri clienti l’opportunità di portare via e terminare a casa gli alimenti avanzati.

Nel nostro Paese, malgrado un generale imbarazzo nell’avanzare simili richieste, è in costante aumento il numero di attività di somministrazione alimentare che offrono ai propri clienti l’utilizzo di appositi contenitori per l’asporti dei cibi rimasti.

Sul punto si è pronunciata la Corte di Cassazione che ha riconosciuto la legittimità della richiesta dell’avventore volta ad ottenere dal ristoratore l’impacchettamento delle portate avanzate alla fine del pasto per essere consumate in un secondo momento tra le mura domestiche, in quanto pratica comunemente accettata dalla civile convivenza. (Cass. Pen, V Sez., sentenza 08 luglio 2014, n. 29942).

La c.d. doggy bag ha trovato pieno riconoscimento sul piano normativo con l’approvazione della legge 19 agosto 2016 n. 166, c.d. Legge Gadda, entrata in vigore il 14 settembre 2016.

Il provvedimento prevede:

  1. l’incentivo, attraverso specifiche attività di comunicazione, informazione e sensibilizzazione, alla richiesta della doggy bag’, per permettere alla clientela e ad associazioni di beneficenza di asportare gli avanzi dai ristoranti;
  2. il ricorso alle donazioni degli alimenti rimasti a persone che vivono in condizioni di povertà ed indigenza attraverso associazioni o onlus;
  3. la previsione di un incentivo fiscale sulla tassa dei rifiuti a favore di quelle attività che donano gli avanzi di cibo;
  4. la possibilità per gli Enti Locali di definire accordi aventi ad oggetto la consegna in favore di bar e ristoranti di appositi contenitori per l’asporto dei cibi residui, realizzati con materiali biodegradabili o riciclabili.

Infine va ricordato che la legge di Bilancio 2023 , al fine di limitare gli sprechi e aiutare le persone con minori possibilità ha introdotto, in via sperimentale per tre anni, nei comuni capoluogo delle città metropolitane, il reddito alimentare che consiste, come indicato nel provvedimento, nella ”distribuzione gratuita, anche tramite gli enti del terzo settore presenti sui territori, di pacchi alimentari realizzati con l’invenduto della distribuzione alimentare, donati dagli esercizi commerciali che aderiscono volontariamente alla sperimentazione” attraverso la creazione di un apposito Fondo per la sperimentazione del reddito alimentare

Autore: acenacondiritto
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